ANNO 14 n° 118
VELENI SUI CIMINI - Niente castagne, solo veleni sugli alberi
Anche quest'anno il raccolto s'annuncia scarso
02/07/2013 - 04:00

VITERBO – In molti sono già rassegnati, qualcuno ancora spera ancora in un’improbabile ripresa: ma per i produttori di castagne dei Cimini ci sono molti indizi che anche il raccolto 2013 sarà scarso o addirittura inesistente. Come del resto è stato negli ultimi quattro anni. Sulle piante si vedono pochissimi ricci che, a questo punto della stagione, avrebbero dovuto essere già spuntati. Almeno così avveniva negli anni d’oro, quelli precedenti all’infestazione del cinipide, la micidiale vespa cinese in grado di ''indebolire'' i castagni fino a renderli pressoché ''sterili''.

Nell’intero comprensorio, si i segnali negativi dovessero concretizzarsi, resteranno solo i veleni sparsi illegalmente per combattere un nemico ''immaginario'': la cydia, un altro parassita diffuso in tutta Italia, che compare a giugno e raggiunte il picco nella seconda metà di luglio, con lo sviluppo dei primi frutti nei ricci. Una larva di cydia può attaccare anche più di un riccio, determinando una perdita del raccolto fino al 45%. Ma se no ci sono ricci non c’è nemmeno la cydia: quindi l’uso dei fitosanitari per combatterla, ancorché illegale e dannosissimo per l’ambiente, è assolutamente inutile. Serve solo a rimpinguare le casse della ditta produttrice del velenosissimo prodotto.

Ma il fitofarmaco tanto in voga dall’anno scorso sui Cimini, oltre ad avvelenare l’ambiente, a mettere a rischio le falde acquifere, a sterminare la fauna locale, a creare danni a volte irreparabili alla salute delle persone, ha un ulteriore effetto: aiuta il cinipide a proliferare. Come ha ricordato nei giorni scorsi il professor Bruno Paparatti dell’Università della Tuscia, da anni in prima linea contro la vespa cinese: ''Negli appezzamenti dove sono stati effettuati i trattamenti insetticidi le infestazioni si presentavano più elevate rispetto a dove non erano stati effettuati. Questo effetto paradossale può essere spiegato dal fatto che gli insetticidi hanno ucciso prevalentemente gli insetti utili anziché il cinipide''. Tra gli insetti utili fatti fuori dai fitosanitari c’è ovviamente anche il torymus sinensis, il più temibile antagonista naturale del cinipide che, laddove si è acclimatato e non è stato sterminato dagli insetticidi, ha dato nel tempo risultati eccellenti.

Invece, sui Cimini, mentre tutte le istituzioni incaricate di far rispettare la direttiva regionale che vieta l’uso dei fitofarmaci nel raggio di un chilometro dal luogo di rilascio del torymus sinensis, praticamente in tutto il territorio, erano in tutt’altre faccende affaccendate, di insetticidi ne sono stati sparsi a fiumi. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: il raccolto delle castagne potrebbe essere per l’ennesima volta pressoché inesistente; nel comprensorio verrà meno anche quest’anno un introito di circa 20 milioni di euro; l’economia resterà paralizzata. E per di più è stato ucciso il torimus sinensis lanciato sia dalla Regione Lazio che dai singoli agricoltori. Ovviamente a spese loro.

Se la situazione, anche per la concomitanza dalla pesante congiuntura economica generale non fosse drammatica, verrebbe da dire che se la sono cercata. Ma il dato più inquietante è che, anche l’anno prossimo, come in quelli trascorsi, le istituzioni, i comuni in primo luogo, resteranno immersi nell’ignavia di sempre. E tutto ricomincerà daccapo.

 





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